In merito alle rinnovabili, oggi voglio parlarti di una cosa che, anche sforzandomi, non riesco proprio a concepire.
Sono decenni, ormai, che sentiamo parlare di inquinamento, CO2, cambiamenti climatici, riscaldamento globale, polveri sottili, etc…
Prima il protocollo di Kyoto, poi il piano 20-20-20, poi l’accordo di Parigi. Una serie di misure, alcune europee, altre internazionali, per ridurre in maniera sistematica le emissioni di CO2 e di altre sostanze inquinanti.
Per ridurre l’emissione di queste sostanze, oltre alle misure legate al trasporto e alla riqualificazione energetica degli edifici, è necessario sostituire le vecchie centrali termoelettriche a carbone e gasolio con sistemi a fonti rinnovabili.
Ora mi chiedo, com’è possibile che, a volte, gli stessi ambientalisti costruiscano veri e propri muri ideologici contro gli impianti ad energie rinnovabili? Com’è possibile che cittadini di interi paesi ed associazioni creino in continuazione comitati contro nuovi impianti a fonti rinnovabili?
La spiegazione c’è, ed è più grave di quanto sembra.
Ciò che alimenta questi fenomeni è:
- L’informazione distorta che dilaga nel settore
- La scarsa o assente comunicazione di media e istituzioni
Vediamo, quindi, di capire come stanno realmente le cose e magari risvegliare le coscienze di chi, per pura ingenuità, si ritrova ad assorbire informazioni totalmente errate facendosi, poi, portavoce e paladino di vere e proprie battaglie fondate sul nulla.
Partiamo dall’eolico
Con l’espansione dell’eolico sono nati, parallelamente, una serie di comitati contro l’installazione degli aerogeneratori. Le motivazioni che spingono questi comitati a frenare energicamente l’espansione delle turbine eoliche sono queste: “le pale eoliche sono inutili, sono brutte e uccidono gli uccelli”.
Ok, vediamo di fare un po’ di chiarezza.
Che siano inutili è l’affermazione che forse mi lascia più perplesso ed eviterei persino di commentare. A meno che non si scopra che non è vero che producono energia, magari qualche neo comitato ci sta lavorando.
Deturpano il paesaggio. Capisco che non abbiano la bellezza architettonica dei grandi generatori a gasolio o il romanticismo delle centrali a carbone, ma credo che qualche compromesso estetico (e magari di gusto personale) a vantaggio della salute dei cittadini e dell’ambiente lo si possa anche trovare.
Uccidono gli uccelli. Il rischio che i volatili si imbattano in un impianto eolico lasciandoci le penne c’è. Andiamo però a vedere qualche numero per capire di cosa stiamo parlando.
Ci sono diversi studi che hanno rilevato una media delle morti di volatili, ad esempio, negli Stati Uniti. Alcuni parlano di 140.000, altri di 28.500. A chi credere? Questo non lo so, ma per quanto sembrino numeri spaventosi, non lo sono di fronte ai quasi 8.000.000 di volatili morti solamente a causa dalle centrali a carbone (senza contare quelle ad altri combustibili fossili), sia per effetto diretto degli inquinanti nell’aria, sia per via dei cambiamenti climatici.
Cosa vuol dire? Vuol dire che le centrali a combustibili fossili provocano danni centinaia o migliaia di volte più gravi, cosa facilmente risolvibile sostituendoli con quelli ad energia rinnovabile.
Vogliamo parlare degli 80.000.000 di volatili circa, sempre negli Stati Uniti, schiantati sui parabrezza delle auto? Perché nessuno ne parla? Aboliamo le auto! Tutti in bici! (per carità, in città non sarebbe nemmeno una cattiva idea).
Le cifre aumentano poi se consideriamo la media di circa 500.000.000 (sì, 500 milioni l’anno) di uccelli uccisi dalla collisione con edifici, soprattutto a vetri e circa di pari entità quelli uccisi dai gatti, sia domestici che randagi (solo in Italia se ne contano circa 28.000.000 l’anno). Cosa facciamo, fondiamo comitati contro gli edifici? O contro i gatti?
- Negli Stati Uniti l’eolico uccide migliaia di volatili all’anno. VERO!
- Negli Stati Uniti l’eolico salva milioni di volatili all’anno riducendo le centrali a carbone. VERO!
Caro “assorbitore di informazioni distorte”, ti ho appena detto la stessa cosa in due versioni diverse. Spero tu abbia colto il senso. Ed è bene cominciare a fare un po’ attenzione quando “cerchiamo le cose su internet”!
E, comunque, il fenomeno legato alle pale eoliche è in netta diminuzione grazie ai criteri di posizionamento che tengono in considerazione le traiettorie migratorie e alle tecnologie all’avanguardia volte a salvaguardare l’avifauna.
Detto questo, in Italia, le “Valutazioni di Impatto Ambientale” e i “Vincoli Paesaggistici” non sono inutili burocrazie, ma determinano la fattibilità o meno di un progetto in base agli effetti che questo potrebbe provocare sull’ambiente, sull’ecosistema e sull’urbanizzazione, con capitoli ben espressi e studi fatti per la tutela della fauna.
Ah, dimenticavo! Una cosa “poco” importante: 12,6 milioni di persone morte all’anno per inquinamento ambientale! 490.000 in Europa! 84.400 in Italia.
Ok, ora vogliamo parlare del solare?
Che sia fotovoltaico o a concentrazione, cosa dicono, in questo caso, i “comitati anti solare”?
Se si tratta di riservare i terreni agricoli alla loro funzione naturale, ovvero quella della coltivazione, sono pienamente d’accordo. In Italia, infatti, sono entrate in vigore già da diversi anni restrizioni e divieti per impianti fotovoltaici a terra.
Ricordiamoci, però, che non tutti i terreni sono uguali. Un seminativo irriguo è diverso da un pascolo arborato e diverso ancora da un incolto sterile.
Quindi, il fatto di utilizzare un terreno meno produttivo per l’installazione di impianti solari a concentrazione mi sembra un giusto compromesso.
Ma anche qui c’è chi torna a parlare di uccelli, messi in pericolo dai riflessi del sole sugli specchi (fenomeno che accade su qualsiasi vetrata nel mondo), o addirittura di rischi per i piloti di aerei! E da non sottovalutare la possibilità di provocare la morte di alcuni insetti (hai mai provato a guardare i fari della tua auto dopo 20km di autostrada a Luglio?).
Torniamo al discorso di prima, vogliamo parlare di impatto ambientale? Facciamolo, ma a livello comparativo!
Poi c’è il geotermico
“Il geotermico inquina! Non si sa cosa viene tirato fuori da lì sotto! Fa rumore!”
Gli impianti geotermici prelevano il fluido geotermico da sotto terra (acqua o vapore) e ne utilizzano il calore per produrre energia elettrica. Nel fluido geotermico è presente anche della CO2 che, in alcuni impianti di vecchia generazione, veniva emessa in ambiente (si parla comunque di CO2 e non di sostanze tossiche come biossido d’azoto, ossido di zolfo, benzene, petroleum coke, formaldeide e altre sostanze prodotte dalla combustione delle fossili ed in grado di provocare tumori, malformazioni genetiche e aborti spontanei).
Ok, ma pur sempre di emissioni di CO2 si tratta! In realtà possono essere presenti anche altre sostanze meno “pulite” rispetto ad una falda d’acqua potabile, ma è bene confrontare gli effetti co quelli delle centrali a fonti fossili che andrebbero a sostituire.
Detto questo, le nuove centrali a ciclo binario non hanno nemmeno questo problema. Tutto il fluido prelevato rimane in un circuito chiuso e viene TOTALMENTE REIMMESSO nella falda da dov’è stato prelevato (ad una certa distanza dal punto di prelievo, ovviamente). Tramite uno scambiatore, il calore viene ceduto ad un secondo fluido di lavoro. Nessuna emissione di CO2 o di altre sostanze, nessun rischio geologico o sismico, nessun pericolo per l’ambiente e per l’uomo, nessun rischio di esaurimento della risorsa geotermica.
In Germania, queste centrali, le trovi tranquillamente in centro città, silenziose e architettonicamente ben inserite nel contesto urbano. E sto parlando della Germania, che ha delle norme ambientali forse più strette delle nostre.
E la cogenerazione a biomassa?
Bene, con la combustione della biomassa, ad esempio quella legnosa, si emette CO2, ma solamente quella che la pianta ha assorbito nella sua vita. Anche qui, se si vuole parlare di impatto ambientale è lecito, ma sempre a livello comparativo.
Cosa comporta l’installazione di un impianto a biomassa? Quante centrali a carbone e a gasolio sono state dismesse, o ridotte a livello di produzione, negli ultimi anni con l’espansione delle rinnovabili? Se non sai rispondere a questa domanda NON PUOI portare avanti molte tesi a riguardo. Alcune centrali Enel, tra l’altro, sono proprio state convertite a biomassa per abbattere drasticamente le emissioni di sostanze tossiche e polveri sottili.
Ma anche in questo caso il “via” a comitati anti biomassa e anti biogas.
È chiaro che sfruttare interi terreni agricoli per coltivazioni da destinare a biomassa non è totalmente conforme al concetto di eco-sostenibilità. Trovo sicuramente più coerente sfruttare scarti agricoli, animali e alimentari in genere per produrre calore ed energia elettrica in maniera gratuita, ottenendo anche concime puro e naturale dal prodotto digerito.
Ma in qualsiasi caso si parla di emissioni decisamente ridotte rispetto alle centrali a fonti fossili e di una diminuzione dell’impatto ambientale, soprattutto confrontata con la produzione e la lavorazione delle fonti fossili.
Diverso è il discorso sull’incenerimento dei rifiuti solidi urbani! Per quanto i livelli di sostanze tossiche delle centrali siano, spesso, ampiamente sotto i limiti di legge (tranne gli NOx altamente presenti nei fumi di combustione e che spesso sono causa di chiusure temporanee degli impianti per eccesso di emissioni), non si può di sicuro parlare di energia pulita.
Insomma, non abbiamo bisogno dei rifiuti urbani per produrre energia. E per ridurre il problema dello smaltimento sarebbe bene partire dal principio, quindi dal produrne meno, ma questo è un’altro discorso e non voglio andare fuori tema.
Cosa rimane, l’idroelettrico?
Bene, qui i comitati nascono principalmente a livello locale e, generalmente, contestano gli impianti progettati nei pressi dei centri abitati, ma non solo. I “danni” contestati sono per lo più acustici, di deturpazione del paesaggio e ambientali in genere. Se si parla di mini-idroelettrico, il livello acustico degli impianti rimane mediamente basso o comunque non molto più alto del rumore dello stesso corso d’acqua. Naturalmente dipende dal tipo di impianto ma è possibile verificare i livelli di rumorosità dal progetto.
Ma anche in questo caso si tende ad estremizzare ogni tipo di concetto, parlando di “danni alla salute” ed “effetti disastrosi sull’ambiente”.
C’è invece chi parla di danni ai fiumi. La prima centrale idroelettrica è stata costruita nel 1898 a Paderno d’Adda. Oggi, sull’Adda, quel nucleo idroelettrico esiste ancora ed è pienamente funzionante. E da non crederci, l’Adda esiste ancora.
Ora, vogliamo mettere le centrali di quell’epoca con le tecnologie attuali? Vogliamo paragonare la cura delle valutazioni di impatto ambientale odierne con le normative del 1898? Quali sono i danni provocati all’Adda e al paesaggio dagli impianti idroelettrici? E sugli altri fiumi?
E comunque, se per le grandi centrali è bene valutare eventuali impatti delle grandi dighe, come ad esempio l’innalzamento controllato del livello del fiume, così non è per il mini-idroelettrico, che non modifica in nessun modo le caratteristiche e le portate del corso d’acqua. Viene creata una derivazione per il bacino artificiale e un’immissione in un punto più basso. La stessa quantità d’acqua utilizzata per far girare le turbine viene poi reimmessa nel fiume.
Not In My BackYard!
Questo fenomeno, in America, viene chiamato NIMBY (Not In My BackYard), in italiano “non nel mio giardino”. Sta ad indicare un atteggiamento di protesta contro qualsiasi opera, a prescindere dalla sua natura, per il timore di eventuali effetti negativi sul territorio.
Non escludo il fatto che, a volte, questi atteggiamenti possano avere delle basi ben fondate, come per alcune grandi opere pubbliche, ma nella maggior parte dei casi si basano su ipotesi, paure e poca informazione.
Il futuro delle energie rinnovabili, inoltre, è quello della produzione distribuita, cioè della diffusione di piccoli impianti distribuiti più o meno omogeneamente sul territorio (in base anche alla disponibilità della risorsa ovviamente). Non grandi centrali quindi, ma piccoli impianti in grado di soddisfare le esigenze locali riducendo le perdite e aumentando l’efficienza di tutto il sistema.
È chiaro che anche gli impianti a fonti rinnovabili devono seguire degli standard per evitare impatti negativi sull’ambiente. Ed è giusto controllare esternamente (quindi anche da parte degli stessi cittadini) che questi standard vengano rispettati.
Questo però dev’essere un aiuto all’espansione delle rinnovabili e alla tutela dell’ambiente, non un ostacolo come spesso diventa.
Ma qual è il vero problema che scatena la nascita di questi comitati del “NO”? Perché, invece di lottare insieme contro l’inquinamento si mettono di traverso ostacolando qualsiasi progetto evolutivo?
Il problema è l’informazione!
Il genere umano tende ad avere paura di ciò che non conosce. Quando l’informazione è assente, o peggio ancora errata, si preferisce “evitare” qualsiasi tipo di cambiamento, reale o percepito che sia.
Si protesta contro una tecnologia, magari solamente perché non la si conosce. Per la serie “non so assolutamente cosa sia quella roba lì, ma fin ora ho vissuto bene senza e quindi non la voglio”.
Si protesta contro qualcosa per paura di eventuali rischi, quando magari rischi non ce ne sono. Però non ci rendiamo conto dei rischi REALI che corriamo “lasciando le cose come stanno”. Perché l’NOx e le polveri sottili che respiri ogni giorno non le percepisci (o meglio, non subito!). Un nuovo impianto davanti casa invece sì, lo vedi.
Io non ho mai visto grosse proteste sotto una centrale elettrica a carbone. L’ho visto fare su Facebook, quello sì. Ma la maggior parte delle persone non sa nemmeno dove siano queste centrali!
Però legge su internet che l’inquinamento acustico di una pala eolica distante 150 m “potrebbe” provocare stress! Lo stress “potrebbe” provocare il cancro. Quindi “l’eolico è cancerogeno“.
E c’è persino chi parla di “sindrome da turbina eolica”. La fantasia non ha limiti!
Prova a chiedere a chiunque incontri per strada quanto biossido d’azoto respira ogni giorno. Ti saprà rispondere? O meglio, saprà che cos’è il biossido d’azoto? È un gas tossico prodotto dalla combustione del carbone e dalla lavorazione del petrolio. Ce lo respiriamo ogni giorno, ma è sempre stato così e quindi alla gente va bene!
La mancanza di informazione può provocare più danni delle stesse centrali a carbone. Infatti arriva a mettere contro cittadini e operatori del settore.
Dovrebbe esserci molta più informazione sul settore delle rinnovabili, magari organizzando serate ed incontri formativi. Le persone devono conoscere in maniera più approfondita gli impianti e tutto il contesto, altrimenti avranno sempre paura del “nuovo”.
E soprattutto, in caso di progetti nuovi, i cittadini dovrebbero essere informati per tempo e in maniera corretta su cosa gli si stia piazzando vicino casa, cosa che spesso non succede.
Concludo questo articolo, forse un po’ diretto e provocatorio, dicendoti che è bene trovare un punto d’incontro, ma soprattutto di collaborazione, tra operatori del settore, amministrazioni locali e cittadini, e non combattere l’uno contro l’altro una battaglia in cui dovremmo stare tutti dalla stessa parte.
Alla prossima,
Stefano.